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martedì 27 gennaio 2015

IL GIORNO DELLA MEMORIA. RAVENSBRUCK E LE DONNE.

Può perfino capitare che una parte del popolo creda veramente che un ebreo possa essere tedesco o inglese, francese o italiano... ma questa è solo un'illusione
Nella debolezza fisica risiede quasi sempre la causa della vigliaccheria personale
Se gli ebrei fossero soli su questa terra, essi annegherebbero nella sporcizia e nel luridume, combattendosi ed eliminandosi in lotte gonfie d'odio; la mancanza di senso del sacrificio - resa evidente dalla vigliaccheria che li contraddistingue - fa della loro lotta una farsa
Il segno più caratteristico del rapporto tra gli ebrei e la cultura umana sta nel fatto che una cultura ebraica non è mai esistita e che le due regine dell'arte, architettura e musica, non devono niente di originale all'ebraismo. Ciò che l'ebreo produce in campo artistico è o furto o paradosso. Gli mancano le qualità geniali delle razze dotate di valori
Gli ebrei non furono mai nomadi, ma sempre e soltanto parassiti
Gli ebrei sono indubbiamente una razza, ma non sono umani
In creature fornite di un forte istinto di razza, la parte rimasta pura tenderà sempre all'accoppiamento fra eguali, impedendo un'ulteriore mescolanza. E con ciò gli elementi imbastarditi passano in secondo piano, a meno che essi non si siano così tanto moltiplicati da impedire la riaffermazione della razza pura La degradazione della razza e del sangue è il peccato mortale di questo mondo e la fine dell'umanità che vi si abbandoni
Già negli anni 1913-1914 io cominciai ad esprimere in diversi circoli, oggi fedeli alla causa nazionalsocialista, il pensiero che la questione del futuro tedesco ruotava attorno alla distruzione del marxismo
Dobbiamo essere crudeli, dobbiamo esserlo con la coscienza pulita, dobbiamo distruggere in maniera tecnico-scientifica
Voglio rivedere negli occhi dei giovani la luce dell'animale da preda
Io non sono uno di quegli uomini che oggi cominciano una cosa per finirla domani, e passare poi ad un'altra
(Adolf Hitler)

Nel Giorno della Memoria, data dell'ingresso dell'Armata Rossa ad Auschwitz, sarebbe ingiusto non pensare alla tragedia del popolo ebraico: il nazismo riprese la categorie razziste dell'epoca, ma modificandole in modo particolare, assorbendo tutto il retroterra antisemita dell'Europa centro-orientale, scevrandolo dalle categorie secolari dell'antigiudaismo cristiano e operando una fusione tra vitalismo, darwinismo sociale positivista, 'razzismo scientifico' (allora in auge in diversi ambienti), mistica esoterica. Una weltanschauung tale da conquistare la borghesia di un Paese culturalmente evoluto come la Germania, anche a causa della paura del bolscevismo acuitasi dopo la crisi del '29 con le particolari difficoltà economiche della Germania dopo il Trattato di Versailles e il Piano Young.
Se per un razzista inglese o francese, ad esempio, le 'razze inferiori' erano quelle con un grado intellettivo minore (ottima scusa per il colonialismo oltre che falsità enorme), per Hitler la razza si lega alla vigoria fisica e al sangue, dunque i neri erano liquidati come 'mezze scimmie', mentre è l'ebreo la vera razza inferiore pericolosa, perchè associa alla bruttezza e alla debolezza fisica (sempre a detta di Hitler e dei nazisti) l'astuzia e la perfidia, attraverso la quale si accoppia con i 'sani ariani' inquinandone la razza.
E, per quanto il sionismo -il quale peraltro nella sua fase iniziale, quella del terrorismo dell'Irgun e del Lehi ebbe convergenze col nazismo al fine di mandare quanti più ebrei possibile in Palestina- usi capziosamente l'argomento della Shoah per legittimare la sua apartheid e i suoi crimini contro il popolo palestinese dal '48 in poi (quando i criminali delle formazioni terroriste si fecero per buona parte classe dirigente e iniziando dalla Naqba palestinese) e per dare un impossibile significato difensivo alla sua aggressività estera, non ci piace impostare così questa giornata, poichè i morti nei lager di questo non hanno colpa, e perchè è più corretto inquadrare il nazifascismo e ciò che produsse nella degenerazione della cultura politica europea e del suo capitalismo liberale. Ovviamente in sede di commenti non ci sarà alcun problema, qualora lo si volesse, nell'affrontare la questione palestinese più in dettaglio; intanto rimando ad un link suggeritomi da un amico che spiega la questione dal punto di vista di un ebreo anti sionista, internazionalista e marxista (http://www.israelshamir.net/Italian/natura.htm).
Dagli ebrei e dalla loro cospirazione, per Hitler deriveranno tutti i mali della società, ma soprattutto -sommo male in quanto intrinsecamente egualitarista, egualitarismo che per il nazismo è la bugia ideologica strategicamente adottata dagli ebrei per cospirare contro le 'razze nobili'- deriverà il bolscevismo (Marx e poi molti bolscevichi, così come tanti comunisti europei, erano di origine ebraica e per lui questo bastava), e infatti il progetto di liquidazione del bolscevismo si trova sin dagli albori della propaganda nazista.
Il fascismo italiano, pur avendo tenuto inizialmente ai margini le sue aree più vicine al razzismo biologico antisemita (come il giornale 'La difesa della razza', diretto da Telesio Interlandi, con un certo Giorgio Almirante segretario redazionale dal '38, o quel Giovanni Preziosi, autore di un libello 'Giudaismo, bolscevismo, democrazia, plutocrazia, massoneria', il quale, se non fosse per le tragedie che si sono date, sarebbe quasi comico nei suoi deliri ), con le leggi razziali fu complice attivo dell'antisemitismo e della Shoah, avendo prima dedicato il suo razzismo alle popolazioni africane e slave per legittimare i propri crimini coloniali.
Detto questo, furono tante le categorie spedite nei lager: disabili (quello fu il primo genocidio nazista in assoluto, vedi Progetto T4), comunisti e oppositori in genere (molti Testimoni di Geova per il loro antimilitarismo, tanto da avere un loro proprio triangolo di riconoscimento, quello viola), omosessuali (questi ultimi perseguitati con diversi gradi in tutti i sistemi politici allora vigenti), zingari (autori peraltro di un'eroica rivolta ad Auscwhitz nel maggio '44) e varie categorie della marginalità sociale raggruppate col nome di 'asociali'.
Oggi vorremmo parlare del Lager di Ravensbruck, specializzato nella violenza sulle donne, aspetto di cui non si parla mai molto e che ci pare giusto evidenziare in maniera particolare, per ricordare tutti gli aspetti dell'abominio nazifascista.
Oltre all'articolo sottostante, piuttosto scarno, rimando alla voce di Wikipedia che su Ravensbruck è molto ben fatta.

(http://it.wikipedia.org/wiki/Campo_di_concentramento_di_Ravensbr%C3%BCck)
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da http://www.vita.it/societa/media-cultura/ravensbr-ck-la-guerra-nascosta-di-hitler-alle-donne.html
 
Fonte: AFP/Getty Images

Un campo di concentramento femminile. L’unico progettato daHitler, con l’obiettivo specifico di eliminare le donne “non conformi”: prigioniere politiche, lesbiche, rom, prostitute,disabili e donne semplicemente giudicate “inutili” dal regime. La terribile vicenda di Ravensbrück, è tra quelle che ricorrono meno tra le storie dei sopravvissuti, eppure da questo campo di concentramento, 90 chilometri a nord di Berlino, dal maggio del 1939 al 30 aprile del ’45, sono passate 130 mila donne, provenienti da 20 nazioni diverse, 50 mila delle quali qui sono morte. Di queste solo il 10% era ebreo.
Una storia nascosta, a cui oggi dà forte rilievo il quotidiano britannicoIndependent, con una prima pagina dedicata alla memoria del terribile lager, tutto femminile, scritta da Sarah Helm, giornalista e autrice del libro, dal titolo evocativo dell’opera di Primo Levi, “Ravensbrück: If this is a woman”, “Se questa è una donna”, appunto.
“Poco dopo aver scritto il mio primo libro, nel 2005, mi venne chiesto su cosa avrei voluto lavorare, subito dopo. Pensai subito a Ravensbrück, perché era una storia di donne straordinarie, di estremo coraggio, ma anche di estrema sofferenza e brutalità e non era ancora stata raccontata, almeno non in modo che la gente ascoltasse.” E secondo Helm, le ragioni per cui Ravensbrück è rimasto ai margini della storia, sono diverse. “Il campo era relativamente piccolo, non rientrava nella narrativa dominante dell’olocausto, molti documenti poi sono stati distrutti, inotre il lager è stato per anni nascosto dietro la cortina di ferro.”
Per Sarah Helm, che nel suo libro è riuscita faticosamente a raccogliere le testimonianze di alcune sopravvissute, tra i motivi che hanno portato Ravensbrück a rimanere nascosto, vi è anche la riluttanza dellevittime a parlare. “Chi è riuscita a tornare a casa, spesso si vergognava per quello che aveva subito, come se fosse stata colpa sua. Parlando con diverse donne francesi, mi è stato detto che l’unica domanda che veniva rivolta loro, era se fossero state stuprate. Altre mi hanno raccontato che, quando si decisero a parlare nessuno credette a quelle storie orribili.” Racconta Helm, ricordando che invece, in Unione Sovietica, le sopravvissute rimasero zitte per paura. Secondo Stalin i russi dovevano combattere fino alla morte, quelli che erano stati catturati, potevano accusati di tradimento, indagati e spediti in altri campi di detenzione, questa volta in Siberia.
“Eppure nulla spiega davvero l’anonimato di questo campo.” Continua Helm. “I nazisti hanno commesso atrocità nei confronti delle donne, in molti altri posti. Più della metà degli ebrei uccisi nei campi di concentramento, erano donne. Ma come Auschwitz era la capitale dei crimini contro gli ebrei, Ravensbrück era la capitale dei crimini contro le donne.” Le violenze atroci perpetrate nel lager, infatti erano specifici, crimini di genere, tra i più comuni, sterilizzazioni, aborti forzati e stupri.
“Forse gli storici mainstream –quasi tutti uomini- semplicemente non si sono interessati nello specifico a cosa accadesse alle donne. Eppure ignorare Ravensbrück significa ignorare una fase cruciale nella storia del nazismo. I crimini commessi qui non erano solo crimini contro l’umanità, ma crimini contro le donne.”
Negli ultimi mesi della guerra, nell’autunno del 1944, dopo che Himmler aveva ordinato la sospensione delle camere a gas, Ravensbrück ricevette un ordine diverso. Qui, in una baracca vicino al forno crematorio, venne costruita una camera a gas provvisoria, utilizzando componenti provenienti anche da Auschwitz.
6 mila donne vennero uccise, asfissiate. “Fu l’ultimo sterminio di massa del regime nazista”, scrive Helm. “Eppure è stato ignorato dalla storia per un lunghissimo periodo”.

Per sapere di più su Ravensbrück:
Le donne di Ravensbrück di Lidia Beccaria Rolfi, Anna Maria Bruzzone

Il ponte dei corvi. Diario di una deportata a Ravensbruck diMaria Massariello Arata
Ravensbrück di Germaine Tillion

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